Saqqara Piramide a Gradoni

Suono di sveglia: ore 6.15. L’appuntamento con Alì, il taxista che oggi ci condurrà in giro per i dintorni del Cairo è alle 7 in punto sotto il nostro albergo. Apro a fatica gli occhi, spengo il cellulare che continua a trillare e rimango a poltrire cinque minuti ancora a letto. Mi accorgo che sono emozionata al pensiero della giornata che ci aspetta: oggi finalmente farò un incontro che ho atteso per tanti anni, più o meno da quando, sul sussidiario delle elementari, la foto delle grandi piramidi di Giza campeggiava nella pagina dove si parlava della grandezza della civiltà egizia. Già, le piramidi.


Le ho viste in continuazione su libri, documentari, fotografie di amici, cartoline di conoscenti già stati in Egitto e per questo motivo so che la delusione potrebbe essere dietro l’angolo, ma ciò nonostante fremo all’idea di vederle.


Iniziamo a prepararci ma squilla il telefono dell’albergo. Ore 6.25: dalla reception ci informano che il nostro taxi ci attende giù in strada. “Caspita – pensiamo – addirittura in anticipo! E noi che pensavamo che potesse dimenticarsi dell’appuntamento”. Ma bastano pochi secondi per capire che Alì non è affatto arrivato in anticipo: siamo noi ad essere tremendamente in ritardo visto che ci siamo dimenticati di portare avanti di un’ora (in Egitto il fuso orario è di un’ora in più rispetto all’Italia) l’orologio dei cellulari dove la sera prima avevamo puntato la sveglia. Poco male, in 10 minuti finiamo al volo di prepararci e raggiungiamo trafelati il taxi di Alì che ci aspetta da un po’.


Dopo le scuse per il disguido temporale siamo pronti a partire alla volta di Saqquara: sono le ore 7.40 e il viaggio per raggiungere la prima tappa della giornata dura circa una mezz’oretta. Al Cairo già al mattino presto c’è lo stesso traffico congestionato e rumoroso che avevamo trovato per le strade il giorno precedente, ma appena si raggiunge la periferia della città la situazione cambia. Le strade polverose che percorriamo attraversano paesini diroccati e cadenti, inframmezzati da piccoli campi coltivati. Sul tragitto incontriamo carretti trainati da muli, donne con in testa enormi sacchi ripieni di vestiti da andare a lavare, greggi di capre, pecore e di altri animali, uomini intenti a raccogliere i prodotti dei campi.


Ad un certo punto le case si diradano, i campi coltivati spariscono e ci troviamo in una zona desertica: Alì ci avverte che siamo ormai vicini a Saqquara e infatti dopo pochi minuti eccoci giunti ai piedi della famosa piramide a gradoni di Zoser: pur essendoci il sole nel cielo c’è una lieve foschia che rende la vista di questa piramide – prototipo di tutte le altre piramidi e che consigliamo proprio per questo motivo di vedere per prima - ancora più affascinante. Per entrare nel sito archeologico di Saqquara si pagano 50 LE a testa.

Purtroppo nella piramide a gradoni non si può entrare e non è neppure possibile girarle intorno, visto che sono in corso dei lavori di manutenzione e parte del monumento è transennato. Mi colpisce il fatto che ci siano pochissimi turisti, ma, d’altronde, la concorrenza con le ben più note piramidi di Giza è dura. Per completare il nostro giro a Saqquara visitiamo anche alcune mastaba – costruzioni basse e piatte che prima dell’avvento delle piramidi venivano utilizzate per la sepoltura dei corpi – e varie tombe di nobili e funzionari del tempo, dove si sono conservate alla perfezione numerose iscrizioni geroglifiche e splendide pitture murali. Riusciamo ad entrare anche in una piccola piramide – quella di Teti – che da fuori sembra solo un cumulo di macerie ma che all’interno rivela una camera mortuaria di grande impatto, con un soffitto decorato con un cielo stellato.


E’ bene sapere che ognuno di questi luoghi ha un proprio custode che, approfittando dello scarso afflusso di visitatori, vi riserverà tutte le sue attenzioni: in un inglese zoppicante vi racconterà due aneddoti sul personaggio che era sepolto lì oppure vi mostrerà alcuni bassorilievi e vi inviterà persino a fare una foto anche se sarebbe vietato, salvo poi chiedervi, quando vi state dirigendo verso l’uscita, una mancia per i suoi servizi. Se questa consuetudine vi scoccia, il consiglio è quello di rifiutare qualsiasi proposta con gentilezza e fermezza allo stesso tempo e di dire che non avete bisogno di aiuto.

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